Ti è mai capitato di ricevere il messaggio giusto, al momento giusto? Ecco, se chi te l’ha inviato era un’azienda, probabilmente è merito del reparto marketing: hanno scelto il giusto trigger!
Negli ultimi anni si è infatti sviluppato il concetto di trigger marketing: ingaggiare l’utente sulla base di determinate azioni.
Questo tipo di strumento richiede una profonda conoscenza del comportamento degli utenti e la capacità di costruire campagne che si adattino perfettamente alle loro esigenze. Un trigger impostato male, infatti, può trasformarsi in una pessima esperienza utente e provocare l’effetto opposto a quello desiderato.
Se utilizzato correttamente, è invece uno strumento che può aiutarti a migliorare i reparti marketing e customer service (a proposito di customer service, qui potete trovare un articolo interessante sull’argomento).
Scopriamo insieme tutto quello che c’è da sapere su questo strumento!
In questo articolo:
Un trigger è, tecnicamente, una condizione che fa scaturire un certo evento. Dall’inglese, significa letteralmente “innescare”.
Le condizioni possono essere delle più varie. Le più utilizzate sono:
Ovviamente, è possibile definire comunicazioni diverse per ogni tipo di azione, aumentando la personalizzazione delle comunicazioni verso l’utente.
L’obiettivo è quello di inviare messaggi mirati per ogni fase del percorso di acquisto. Se un utente è fermo da più di 5 secondi sulla pagina prezzi, ad esempio, potrebbe essere utile chiedergli se ha bisogno di aiuto o se vuole parlare con un membro del team di supporto.
L’obiettivo del trigger è attirare l’attenzione dell’utente con comunicazioni in target. Ricordati, il messaggio deve contenere informazioni utili per chi legge: in caso contrario quest’ultimo diventerà infastidito e finirà per lasciare la pagina anziché convertirsi.
Un trigger utilizzato male si ritorce contro l’azienda stessa.
Ma cosa succede dopo che il trigger è stato innescato? Vediamo qualche possibile azione:
È davvero possibile sbizzarrirsi con la fantasia per scegliere cosa mostrare agli utenti in modo da convertirli in clienti aumentando il livello di engagement.
Alcuni dei contenuti più utilizzati sono:
Prova il nostro chatbot!
Come abbiamo visto, le possibilità sono numerose ed inizialmente possono confondere. Abbiamo quindi deciso di vedere insieme i casi più comuni di applicazione di un trigger.
Iniziamo dall’uso più comune che si può fare del trigger, ovvero un messaggio di benvenuto.
Questo tipo di trigger è il più semplice da implementare ma è comunque una formula testata e comprovata per aumentare le conversioni. Accogliere l’utente con un messaggio di benvenuto può aumentare il legame emotivo tra azienda e cliente, con effetti positivi sul tuo business.
I saluti iniziali sono un buon inizio, ma ci sono modi più efficaci di coinvolgere i clienti.
La chiave per creare i trigger più efficaci è conoscere a fondo il percorso di conversione dei tuoi utenti, e prevedere triggers personalizzati per ogni fase.
Ad esempio, se hai individuato una pagina ad alta conversione, potrebbe essere utile ingaggiare l’utente con messaggi mirati proprio su quella pagina.
Immaginate un volantino personalizzato per ogni cliente che arriva sul vostro sito: con un trigger è possibile proporre una serie di offerte e/o prodotti in base alla provenienza e le preferenze dei vostri utenti.
Per implementare questo trigger è necessario identificare gli utenti in arrivo tramite degli URL con UTM, quindi con alta tracciabilità, che permettano di verificare la sorgente del traffico.
Ad esempio, è possibile individuare tutti gli utenti provenienti da Facebook e proporre loro una certa offerta quando arrivano sulla home page.
Come ben sai, in Awhy lavoriamo tutti i giorni con chatbot e intelligenza artificiale (abbiamo scritto anche una piccola guida per i più curiosi).
Una delle prime applicazioni che ci sono venute in mente già dal 2015 è proprio quella di evolvere le possibilità dei trigger. Tutto quello che abbiamo detto sulle condizioni di innesco può essere utilizzato anche da un chatbot, che però riesce ad ingaggiare l’utente instaurando una conversazione anziché mandare un semplice messaggio.
Torniamo al nostro esempio della pagina prezzi.
Questa è la pagina dei prezzi di Awhy: come puoi vedere, grazie al nostro chatbot possiamo intercettare l’utente che clicca su “Scopri di più” e creare un dialogo, raccogliendo dati sul nostro utente proprio come in una normale conversazione.
Il sistema funziona: rispetto ai tradizionali form, gli utenti ingaggiati in una conversazione sono 8 volte più propensi a lasciare le proprie informazioni.
Non è finita qui: come vedi, puoi anche offrire la possibilità di parlare con un operatore umano, che subentrerà in conversazione per offrire tutta l’attenzione di cui il tuo utente ha bisogno.
Le informazioni vengono raccolte in modo totalmente compliant con la normativa sulla sicurezza dei dati, e potranno essere riutilizzate in seguito per ottenere consigli preziosi su come migliorare il tuo business grazie all’intelligenza artificiale!
Vuoi approfondire l’argomento? Entra in contatto con il nostro team, saremo felici di supportarti.
Emanuele